Andrea Magrì (36 anni), eccellenza tutta paternese, dopo aver studiato presso la Facoltà di Biologia, dell'Università di Catania, ha iniziato il suo percorso di perfezionamento post laurea confrontandosi con varie realtà e poli d'eccellenza a livello nazionale e internazionale, come possono essere quelli statunitensi ed israeliani. Rientrato nella Facoltà di Biologia di Catania, svolge ad oggi ricerche nell'ambito della biologia molecolare. A un anno dall’esordio del suo primo romanzo “Il terzo elemento” ci racconta di sé e dei retroscena del suo scritto.
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Prima di parlare del tuo romanzo, raccontaci un pò dei tuoi primi passi nel mondo della letteratura.
“La nascita della mia passione è un mistero. Un giorno mi sono seduto e ho provato a scrivere, non mi sono più fermato. Infatti adesso mi sto dedicando alla stesura del mio secondo romanzo.
Una voglia nata per caso ma che poi è proseguita e prosegue. Per quanto concerne il mondo della letteratura dal punto di vista di un lettore, devo dire che sono un appassionato dei romanzi gialli e i thriller. Nella mia libreria non può mancare Ken Follet, Jo Nesbø, Frank Schätzing e sicuramente Camilleri. Devo ammette che spazio molto anche nella letteratura classica da Svevo a Pirandello ma il mio libro preferito è “Il Pendolo di Foucault” di Eco. Il mio ideale di scrittore? Carofiglio.
Usando un gergo ispirato alla storia del libro, qual è stato l’innesco che ha fatto scoccare l’ispirazione di questa storia?
La vicenda degli incendi improvvisi di Caronia (ME), mi incuriosì molto, sembrava una storia intrigante, permeata da un alone di mistero perfetto per una storia di questo tipo. Ho preso ispirazione anche dalla cultura pop, influenzato dalla visione di film e serie tv in cui vi è una commistione tra fantascienza, thriller, fantasy ormai colonne portanti dell’intrattenimento visivo contemporaneo.
Una cosa è certa: non sapevo come la storia sarebbe volta al termine fino a quando non ho scritto il finale. Non ho seguito uno schema, mi sono lasciato trasportare all’interno della storia. Avevo una canovaccio di fondo, veramente stringato; una storia di massima. Non l’ho semplicemente scritta, ho cercato di viverla attraverso gli occhi dei personaggi. Più scrivevo, più ogni cosa sembrava mettersi al proprio posto.
Proprio per quest’ultima affermazione, ci sono degli elementi biografici nel romanzo?
Io ho avuto l’opportunità di viaggiare molto, le mie esperienze lavorative mi hanno portato all’estero e il romanzo inizia con un viaggio. Il senso di spaesamento all’arrivo, le amicizie strette successivamente e che aiutano a superare questo status di disorientamento sono tutte sensazione che io ho provato sulla mia pelle, proprio come l’Ispettore.
Una cosa che ho cercato di trasportare all’interno del protagonista è il senso di onestà. Io aspiro molto a essere il più onesto possibile, credo sia qualcosa alla quale aspiriamo tutti.